La Testuggine comune (Testudo hermanni (Gmelin)), un tempo abbondantemente diffusa in Italia, oggi è confinata in areali limitati a causa del generale fenomeno di antropizzazione del territorio, vale a dire la sua trasformazione ad opera dell'uomo (cementificazione e attività umane di disturbo). La sua rarefazione è anche causata dai frequenti incendi (dolosi) che ne distruggono l'habitat e dalla cattura diretta, oggi proibita da convenzioni internazionali e leggi nazionali e locali.
Nel 1991 la Regione Abruzzo ha affidato alla gestione della Cogecstre il "Progetto Testudo" con lo specifico scopo di realizzare iniziative di salvaguardia della testuggine comune e del suo habitat e, ove possibile, di ripopolamento e di reintroduzione della specie negli ambienti naturali originali.
A tal fine vengono perseguiti i seguenti obiettivi:
Presso la Riserva Naturale Regionale "Lago di Penne" è attivo un centro di recupero delle testuggini, con finalità anche di tipo didattico-espositive.
Il centro è destinato a conservare, in appositi recinti, sia gli esemplari di Testudo hermanni hermanni eccessivamente domestici o di incerta provenienza, quindi non compatibili con i progetti di reintroduzione in natura, sia eventuali testuggini di altra sottospecie (Testudo hermanni boettgeri) o proprio di diversa specie, quali la Testudo graeca e la Testudo marginata.
In Italia l'unica testuggine terrestre autoctona è la Testudo hermanni, conosciuta come "testuggine (o tartaruga) comune" o "testuggine di Herman".
Della testuggine comune esistono due sottospecie: Testudo hermanni hermanni e Testudo hermanni boettgeri. In Italia, così come in Francia e Spagna, dovrebbe essere presente unicamente la prima, mentre la Testudo hermanni boettgeri colonizza un vasto territorio che va dalla ex Jugoslavia alla Romania.
La testuggine comune è attiva da marzo-aprile a ottobre-novembre.
In questo periodo evita comunque le ore più fredde ma anche quelle più calde della giornata, trascorrendole al riparo in buche o tra i cespugli.
Si muove soprattutto al mattino e nel tardo pomeriggio, andando alla ricerca di foglie, bacche e frutti, alimenti questi alla base della sua dieta, ma anche di lombrichi, chiocciole e talvolta persino escrementi.
La Testuggine comune vivendo in ambienti caldi, è spesso costretta ad utilizzare, per il suo metabolismo, unicamente l'acqua contenuta nei vegetali di cui si nutre.
All'arrivo dei primi freddi cerca ricovero in buche scavate oltre il limite della fascia di terreno soggetta al gelo. Se la temperatura si rialza (oltre i 14 °C) può fare ancora brevi comparse all'aperto, ma presto tornerà al riparo, in attesa di riprendere piena attività nella primavera successiva.