Il furetto (Mustela furo) è la forma domestica della puzzola (Mustela putorius (L.)) e fa parte della famiglia dei Mustelidi come la lontra (Lutra lutra(L.)), la faina (Martes foina (Erxleben)), l'ermellino (Mustela erminea), la donnola (Mustela nivalis (L.)), il tasso (Meles meles (L.)) e quindi la puzzola stessa.
La domesticazione del furetto risale molto indietro nel tempo; Aristotele ne fa la prima descrizione nel quarto secolo a.C. e 250 anni più tardi Strabone riporta la notizia di furetti introdotti nelle isole Baleari nel tentativo di contenere il numero eccessivo di conigli.
Sul furetto, ad esclusione di alcuni dati relativi alla distribuzione e alla biologia (Fozzer, 1981), non sono mai state condotte ricerche che mettano in relazione l'uso dell'ambiente alle risorse trofiche disponibili e che forniscano dati sulla struttura sociale e sulle relazioni interspecifiche con altre specie di Mustelidi.
A seguito del ritrovamento di alcuni esemplari di furetto, morti per investimenti stradali nei pressi del lago di Penne (Pe), è stato intrapreso uno studio su alcuni aspetti dell'ecologia della specie relativi alla definizione e alle dimensioni dell'home range, all'uso dello spazio ed alla selezione dell'ambiente, alla struttura sociale ed alla dieta in condizioni di sintopia.
Dall'estate '95 è dunque iniziato, in collaborazione con il Dipartimento di Biologia Animale e dell'Uomo dell'Università "La Sapienza" di Roma, il Museo di Storia Naturale dell'Università di Parma e la cooperativa Cogestre di Penne, un progetto di ricerca denominato "Ecologia dei Mustelidi - Progetto Puzzola".
Il progetto è stato finalizzato allo studio del ruolo ecologico dei Mustelidi, ed in particolare del furetto e della faina nelle zoocenosi appenniniche.
1. forma e dimensioni dell'home range (Burt, 1943) utilizzato da furetti e faine;
2. strategie di uso e selezione dell'ambiente;
3. dieta in relazione alle disponibilità trofiche ambientali;
4. struttura sociale;
5. relazioni interspecifiche.
un'area faunistica, presso il Centro Visite della Riserva Naturale Lago di Penne, in cui possano essere ospitati alcuni esemplari di mustelidi italiani che, per qualunque motivo, non è più possibile reinserire in natura.
L'area di studio è costituita dal territorio della Riserva Naturale Regionale "Lago di Penne", che, oltre all'omonimo lago, comprende parte del corso del fiume Tavo e del torrente Gallero, nonché dal territorio ad essa circostante. Gli spostamenti degli animali avvenuti durante le stagioni invernale e primaverile hanno interessato un'area di circa 12.000 ha.
L'area di studio è compresa nell'ambito bioclimatico dei querceti in cui la struttura forestale più stabile è costituita dal complesso di boschi misti caducifogli, nei quali prevalgono le querce ed in particolare la Roverella (Quercus pubescens (Wild)). La vegetazione spontanea originaria è, come conseguenza dell'antropizzazione del territorio, molto frammentata, con diverse forme secondarie derivate da fenomeni di utilizzazione da parte dell'uomo e di degradazione.
Per la cattura degli animali, in base ad esperienze di precedenti studi (Genovesi, 1993), sono state utilizzate trappole le cui dimensioni (125 x 23 x23 cm) sono state tali da garantire una certa selettività, minimizzando cioè le probabilità di catturare specie non desiderate.
Agli animali catturati sono stati rilevati alcuni dati biometrici, tra cui: peso; lunghezza muso; sesso; età; etc.
La forte predominanza di maschi catturati, rispetto alle femmine, è una peculiarità dei mustelidi ed è particolarmente evidente nelle specie in cui è maggiore il dimorfismo sessuale relativo alle dimensioni ed al peso.
I maschi, di dimensioni doppie rispetto alle femmine, possiedono home range più estesi che percorrono con maggiore assiduità; per tale ragione è maggiore la probabilità che incontrino una trappola e che vengano catturati.
Oltre alla cattura, sono state effettuate delle indagini radio telemetriche (radio tracking) che si basano sull'utilizzo di radio trasmittenti, con cui vengono marcati gli animali, e di apparecchiature radio riceventi con cui si effettua il monitoraggio della localizzazione e dell'attività degli individui.
Il furetto è mediamente più chiaro della puzzola; in particolare i furetti ospitati nell'area faunistica della Riserva Naturale Regionale Lago di Penne, hanno una colorazione molto simile a quella delle puzzole selvatiche che popolano le zone circostanti il lago ed il Sentiero Natura.
Esistono però anche altre differenze tra furetto e puzzola, due in particolare: una di carattere comportamentale ed una di tipo morfologico.
Da un punto di vista comportamentale la selezione umana ha favorito gli individui con una propensione all'esplorazione particolarmente spiccata.
Da un punto di vista morfologico i furetti sono spesso più grandi o più piccoli rispetto alle dimensioni medie delle puzzole.
Furetti e puzzole fanno parte della stessa specie, infatti, l'isolamento riproduttivo, che rappresenta l'ultimo e più importante requisito affinché due animali possano essere attribuiti a due specie diverse, non è ancora una caratteristica di questi ultimi che, al contrario, se si accoppiano, danno vita a prole fertile.