Zona umida e bosco igrofilo

La vegetazione della zona umida comprende specie legate alla presenza dell'acqua:


Giaggiolo puzzolente (Iris foetidissima L.)




Le idrofite hanno sviluppato una serie di adattamenti all'ambiente acquatico:


Poligono anfibio (Polygonum amphibium L.):
idrofita galleggiante che forma estesi lamineti,
presenti anche nelle acque del lago di Penne

epidermide sottile (per assorbire direttamente dall'acqua l'ossigeno, il biossido di carbonio e i sali minerali), abbondanti tessuti di areazione (che consentono l'accumulo di ossigeno, in quanto nell'acqua l'ossigeno si solubilizza poco e si diffonde a velocità bassa) e diminuzione dei tessuti meccanici di sostegno (la spinta idrostatica dell'acqua li rende superflui).

Il bosco igrofilo rappresenta quelle formazioni ripariali e planiziarie di cui oggi rimangono solo pochi lembi ai margini dei fiumi e/o nelle aree retrodunali.


Frassino (Fraxinus excelsior L.)

Erano superbe foreste formate da piante di grandi dimensioni, quali pioppi (Populus sp.), salici (Salix sp.), ontani (Alnus sp.), farnie (Quercus robur L.), carpini bianchi (Carpinus betulus L.), noccioli (Corylus avellana L.), olmi campestri (Ulmus minor Miller), e che andavano arricchendosi, a latitudini minori, di specie più termofile, come il frassino meridionale (Fraxinus angustifolia Vahl), l'ontano napoletano (Alnus cordata (Loisel) Desf.) e il cerro (Quercus cerris L.).


Si tratta di foreste originatesi nel periodo atlantico, cioè circa nel 2500 a.C., quando, dopo la lunga epoca glaciale, il clima divenne favorevole alla vegetazione forestale. Nonostante i successivi cambiamenti climatici, questi boschi si erano conservati fino alla fine dell'800, anche se, già a partire dall'epoca romana, aveva avuto inizio un processo di disboscamento per la messa a coltura delle pianure. Per molto tempo i terreni posti ai lati dei grandi fiumi rappresentarono le ultime aree di rifugio di queste foreste, perché, a causa delle frequenti esondazioni, questi luoghi erano inadatti alle coltivazioni; in seguito però, i rigidi sistemi di arginazione delle acque, le divagazioni dei corsi dei fiumi, il rafforzamento degli argini e la regimazione delle portate, con sbarramenti e prelievi, hanno permesso l'utilizzo anche delle aree golenali e quindi la conseguente progressiva scomparsa di quasi tutte le foreste planiziarie.

Di questi meravigliosi boschi in Abruzzo rimangono solo il bosco di Mozzagrogna, sul Sangro, e il Bosco di Don Venanzio, sul Sinello.


Giaggiolo acquatico (Iris pseudacorus L.)

Per una migliore osservazione e conservazione delle specie vegetali tipicamente acquatiche, è in corso di realizzazione una vasca didattica atta ad ospitarle.

Il giaggiolo acquatico ed il giaggiolo puzzolente sono due splendidi esempi di piante legate agli ambienti umidi. In natura il primo è comune nei fossi o presso sponde e paludi, mentre il secondo è legato alla presenza di boschi umidi. Nell'Orto sono presenti entrambi.

Oltre alle piante che hanno colonizzato spontaneamente le superfici naturali sulle sponde del lago, come la cannuccia di Plinio o canna del Reno (Arundo pliniana Tu.), nella zona umida sono presenti, in seguito ad introduzione, l'ontano napoletano e l'ontano nero (Alnus glutinosa (L.) Gaetner).


Maschio di germano reale (Anas platyrhynchos L.)

Questi ambienti non sono mai drasticamente ripuliti, (come in genere quasi tutti i settori dell'Orto), si cerca quindi di lasciare spazio anche alla presenza di specie erbacee comuni.

L'osservatorio delle anatre, del furetto e delle testuggini e il centro lontra si trovano immersi in questa vegetazione e il percorso, in questo tratto, è adatto anche a disabili motori.



Carta della vegetazione della zona umida e del bosco igrofilo